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La Terra brucia e riguarda tutti noi. Siberia: intervista a Nicolai Lilin

È l’inizio di agosto quando, tramite la pagina di Nicolai Lilin, scrittore e autore di numerosi libri tra i quali, uno dei più famosi, Educazione Siberiana, ci accorgiamo di quello che sta accadendo in Siberia. All’inizio i media sembrano tacere poi, come ci spiegherà lo stesso Nicolai, si capirà che non è stato un problema solo dell’informazione italiana, bensì di quella locale.

Seguendo la pagina colpiscono le testimonianze di incendi che sembrano produrre fiamme infinite, mostrate da immagini che lasciano sconvolti: intere distese vanno a fuoco, gli animali non hanno più il loro habitat, l’aria diventa irrespirabile.

Iniziamo a seguire la vicenda da lontano, sperando ogni giorno che possa risolversi e, invece, tutto sembra soltanto peggiorare, almeno fino a quando viene dichiarato lo Stato di Emergenza, finalmente.



La Siberia che brucia, l’Amazzonia che va a fuoco, l’Africa tra le fiamme anch’essa. E ancora, incendi in Alaska e Groenlandia. La Terra è in pericolo e riguarda tutti. Sembra tutto molto lontano, quasi che non ci riguardasse, appartenesse. E invece no. Perché l’aria che respiriamo è per tutti la stessa, ed ogni animale, persona, terreno che sta male riguarda tutti noi.

Decidiamo di contattare Nicolai che, gentilmente, si presta per l’intervista. Molte le domande, cercando di mettere ordine agli eventi. Domande alle quali Nicolai ha risposto senza risparmiarsi. Si nota un’attenzione verso le proprie radici, che rimangono attaccate anche quando non le abitiamo da un po’. Si nota voglia di verità. E ancora, rispetto per ogni pezzo di terra, per ogni essere vivente e, in fin dei conti, per tutti noi. Insieme abbiamo parlato di danni al territorio in termini di biodiversità, danni agli animali e danni anche all’uomo. Infatti gli incendi in Siberia non riguardano solo quell’area della Terra ma tutto il pianeta. Perché questi incendi hanno sprigionato una quantità immensa di anidride carbonica nell’aria, causando il cosiddetto “black carbon”. Di cosa si tratta? Le aree già bruciate fin ora hanno emesso in atmosfera oltre 166 milioni di tonnellate di anidride carbonica (circa quanto viene emesso in un anno da 36 milioni di auto, come spiega Greenpeace). Queste particelle nere di “black carbon”, oltre ad essere nell’aria, rischiano di finire nell’Artico, depositarsi sul ghiaccio e diminuire il potere riflettente di quest’ultimo. Agevolando e accelerando, di fatto, l’assorbimento di calore. Quindi incidendo negativamente sul problema del riscaldamento globale.


Ciao Nicolai. Partiamo dall’inizio. Quando sono iniziati gli incendi? In realtà i primissimi incendi, di cui nessuno parlava ma di cui abbiamo notizia certa, risalgono a metà marzo.


Qual è stata la causa, il fattore scatenante, degli incendi? Possiamo definirli dolosi? Sì, c’è sicuramente la mano dell’uomo. I primi incendi nascono nelle aree della foresta che sono state disboscate. Il 29 giugno, infatti, dopo molto tempo dall’inizio degli incendi il governo russo ha inviato una speciale commissione per capire le origini e gli eventuali colpevoli. Sono partite le indagini e si è scoperto, che i primi incendi sono stati dolosi, provocati dalla cosiddetta “mafia del legname”.


Cosa si intende con “mafia del legname”? E chi sono i cosiddetti “trafficanti di legno”? Ci sono alcune aree protette, difese dalla legge, o meglio che dovrebbero essere difese dalla legge, in cui tuttavia durante l’inverno sono stati abbattuti numerose quantità di alberi. Questi criminali, che appunto si rifanno alla mafia del legname, hanno ormai dei macchinari moderni che in pochissimo tempo abbattono gli alberi e li puliscono per prepararli al trasporto. Dopodiché viene dato fuoco per non lasciare traccia. Ecco da dove partono gli incendi. In estate, piccoli incendi ci sono sempre stati nella zona, ma mai come questa volta. Perché è stato questo disboscamento selvaggio a provocarli. Quando parliamo di questo tipo di mafia non dobbiamo paragonarla a quella a cui siamo abituati in Italia. Perché questa ha un tale livello di integrazione con il governo e con le istituzioni che ormai il loro potere è immenso, arrivando a nominare propri uomini laddove è necessario.


Sui traffici della mafia del legname Catania News Live ha deciso di approfondire. A tal proposito, risulta interessante un'intervista rilasciata da Tatiana Davidenko, capo della Corte dei Conti di Krasnojarsk, consultabile su Pandora Tv.

Attualmente è stata minacciata e si sta cercando di farla tacere. Le informazioni che fornisce sono inquietanti: ad esempio, per comprare le foreste a basso prezzo le si deve prima incendiare. Ma non solo, circa il 70% dei proventi viene esportato in Cina.

Vi alleghiamo il video dell'intervista a Tatiana Davidenko, invitandovi a impostare i sottotitoli (in basso a destra del video).


Nicolai, di quanti ettari di foresta bruciata parliamo a seguito di questa catastrofe? Gli esperti ipotizzano circa 10 milioni di ettari di foresta. 1 miliardo di animali sono morti. E un’infinità di alberi. Bisogna considerare che su un ettaro crescono da 800 fino a 1200 alberi. Quindi basta fare il conto per rendersi conto del grave danno.


Come mai il governo non è intervenuto tempestivamente? In realtà la colpa non è imputabile totalmente al governo centrale. All’inizio probabilmente nemmeno loro sapevano bene cosa stesse accadendo perché i governatori regionali della Siberia non divulgavano le notizie reali. Questo perché ovviamente essendo in affari con questa mafia del legname il loro interesse era far passare la notizia inosservata. “Meno si parla meglio è”. Quando poi, nella prima parte di luglio, era chiara la gravità della situazione, e che poteva soltanto andare a peggiorare, il governatore locale arrivò a dire che era un fenomeno naturale e che bisognava semplicemente aspettare e che, inoltre, era economicamente sconveniente per il governo intervenire. A quel punto questi discorsi hanno suscitato l’indignazione di tutti e quindi grazie ai social si è riusciti ad alzare la voce.


Potremmo descrivere questa come la parte positiva dei social? Hanno avuto un ruolo positivo quindi? La tua pagina social, ad esempio, è stata molto seguita ed ha permesso a tutti di conoscere la situazione. Sì decisamente, i social sono stati fondamentali. La gente è riuscita ad unirsi e a fare rete, nel vero senso della parola. Grazie alla rete libera si è capito il grande potere che i social possono avere. Pensa che grazie alla divulgazione della notizia si è riusciti a creare, far girare ed ottenere numerose firme. Due sono state le petizioni importanti. La prima quella per chiedere che si proclamasse lo Stato di Emergenza. Infatti, grazie a quella petizione, e oltre all’eco che la divulgazione stava ottenendo, il presidente Putin è stato costretto a dichiarare lo Stato di Emergenza per la Siberia. Hanno firmato anche molti italiani, venuti a conoscenza della petizione tramite la mia pagina, pensa che in due giorni avevamo già raccolto 1 milione e mezzo di firme. La voce delle persone ha sorpassato il sistema di censura che cercava di nascondere le dimensioni reali del problema. La rete ha avuto un ruolo importantissimo: anche chi semplicemente è andato sulla mia pagina ed ha condiviso la notizia, anche se può sembrare nulla ma invece è tantissimo.


Poi cos’è successo una volta dichiarato lo Stato di Emergenza? A quel punto il governo ha dovuto mandare i militari e una commissione d’inchiesta anticorruzione grazie alla quale sono stati già trovati otto colpevoli, due dei quali condannati per direttissima. E ancora le indagini sono in corso. La situazione più grave riguarda gli animali.


Puoi spiegarci meglio? Gli animali a causa degli incendi hanno dovuto lasciare la foresta, mentre altri sono morti. Quelli che si sono salvati hanno bisogno di essere aiutati. Adesso stiamo andando incontro all’inverno, che in Siberia inizia molto presto, e loro hanno bisogno di trovare assistenza, cibo e riparo. C’è un’altra petizione che abbiamo creato, la seconda, proprio per gli animali, e che attualmente è arrivata intorno ai 2 milioni di firme. Anche questa è stata firmata da molti italiani, e si è divulgata grazie alla rete, e di questo sono molto orgoglioso. È arrivata anch’essa al presidente Putin che spero possa stanziare i fondi necessari per gli animali. Anche in questo caso molte amministrazioni locali non aiutano e tentano di nascondere i veri numeri del disastro. Ad esempio, il governatore della regione più colpita ha dichiarato che quest’anno faranno abbattere gli animali, aumentandone la quantità. Ogni anno loro deliberano un numero di animali da abbattere, ma quest’anno vogliono aumentare di molto il permesso che ne consente la soglia numerica dell’abbattimento. I numeri vengono spesso cambiati in modo da confondere gli ambientalisti. Ad esempio, era stato detto di voler abbattere 1600 orsi, poi dopo che è uscita la petizione gli orsi sono stati tolti dalla lista dell’abbattimento, e adesso che l’attenzione è leggermente scemata sono riapparsi nella lista.


Attualmente la situazione degli incendi com’è? Sono stati interamente domati? No. Attualmente i dati ufficiali al 2 settembre ci dicono che ci sono ancora 139 incendi nella foresta ancora attivi. I volontari hanno già spento, e il fuoco è stato domato, in gran parte del territorio. Attualmente il fuoco è presente su 45298 ettari. Il problema principale oggi riguarda la lontananza di alcuni luoghi. Quello che raccontano i volontari è che per arrivare in alcuni tratti dove c’è ancora l’incendio è possibile raggiungerli solo con l’elicottero. I volontari hanno bisogno di strumenti. Gli aerei aiutano buttando l’acqua ma la cosa più importante che i volontari fanno è scavare delle specie di trincee con le quali si spera di fermare il fuoco. È questa la strategia più usata per fermare gli incendi nella foresta. Attualmente la zona più colpita è la Regione di Kamčatka. Un’altra regione che all’inizio aveva una situazione molto critica e che poi fortunatamente è rientrata, è quella di Irkutsk, dove per fortuna gli incendi si sono indeboliti, perché quella era la zona più vicina ai centri abitati e dove la gente ha dovuto lasciare alcuni villaggi.


Ringraziamo Nicolai Lilin per il tempo che ci ha dedicato per l’intervista. Ricordiamo ai nostri lettori che le due petizioni sono ancora aperte. Continuiamo a far sentire la nostra voce e a far capire ai potenti che noi ci siamo. Qui sotto trovate le petizioni da poter firmare. Finché sono attive continuiamo a firmare. Tutti insieme possiamo fare la differenza.


Giulia Tolace

 
 
 

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