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I ragazzi del Cidma di Corleone che raccontavano la mafia

Aggiornamento: 30 gen 2020

Corleone è un comune, in provincia di Palermo, che appena si nomina viene identificato subito con la parola mafia. La terra di Riina, soprattutto. La Sicilia vive di questi luoghi comuni. A volte eccessivi, molte altre giustificati da una mentalità silenziosa che accetta passivamente quegli stessi luoghi comuni, abituandosi agli stereotipi con i quali questa terra viene additata. Una “terra bellissima e disgraziata”, come diceva Paolo Borsellino. Una mentalità silenziosa, che troppo spesso sceglie quel silenzio, quel voltare la testa davanti alle ingiustizie ed alle situazioni ambigue, poco chiare. Noi, invece, all'inizio di questo progetto, abbiamo deciso che non ci saremmo mai girati dal lato opposto delle situazioni scomode. Proprio per questo ci definiamo di “informazione libera”, per dare spazio alle storie di cui parlano in pochi. Quelle storie che meritano di essere raccontate e di avere un posto.

Oggi parliamo di Corleone, di quella parte di essa che è molto altro. Fatta di ragazzi e ragazze che si sono presi cura di quel comune in cui abitavano, quella Corleone così denigrata e lasciata sola a pagare le colpe di un passato che non aveva scelto e quelle di un presente che sembrava già segnato. Oggi, quegli stessi ragazzi che ce l’hanno messa tutta per cambiare il presente ed il futuro di Corleone si ritrovano messi a tacere. Ma andiamo con ordine. Il 12 dicembre 2000 viene inaugurato, a Corleone, il C.I.D.M.A. ovvero il Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e del Movimento Antimafia. Cultura, progresso e legalità erano gli obiettivi che il Centro si poneva. All’interno del C.I.D.M.A. vi è un enorme archivio documentale, dove è possibile scoprire la storia della prima mafia fino ai giorni nostri. Con il passare degli anni il Centro è cresciuto sempre di più, organizzando eventi di sensibilizzazione sulla lotta alla mafia, offrendo visite guidate ai turisti, diventando punto di riferimento per quei ragazzi di Corleone che, proprio come la loro città, sembravano avere un futuro già scritto. Ragazzi che spesso non sanno della possibilità di un’altra scelta e di un’altra strada, che hanno bisogno di conoscere il passato affinché non scelgano di viverlo anche loro, come altri che forse una scelta non l’hanno avuta. Così, i volontari del Cidma si sono presi cura di questa realtà che è arrivata ad avere più di 30mila visite in tre anni, provenienti da tutto il mondo. Offrendo visite guidate in tutte le lingue straniere, affinché i turisti potessero vedere anche un’altra faccia di Corleone. Questi ragazzi negli ultimi anni hanno investito tempo ed energie enormi al Centro e per questo hanno chiesto al Direttivo del Cidma che il loro impegno venga riconosciuto e valorizzato. Un’attività di volontariato, d’altronde, occupa solitamente qualche ora alla settimana, perché hai una vita da dover mantenere e di cui occuparti. Per loro questo impegno di promozione culturale e di legalità era diventato ormai a tempo pieno, fatto di molte ore al giorno. Ma proprio quando la realtà del Cidma stava diventando più seria ecco che i ragazzi sono stati buttati fuori e sostituiti da altri nuovi collaboratori sconosciuti e senza requisiti specifici. La motivazione? Le presunte visite diminuite e i relativi minori incassi. Tuttavia, come raccontato dai ragazzi, non vi è nessuna prova di questo.

Che fastidio davano questi ragazzi? Perché sostituirli in silenzio? Il Cidma è diventato ciò che è oggi grazie proprio a quei ragazzi che, giorno per giorno, hanno cercato di smontare fantomatici miti e falsi eroi di figure mafiose, per dare il giusto valore a chi eroe lo è stato davvero, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e molti altri.

L’augurio che ci sentiamo di fare è che tutto il lavoro svolto fino ad oggi da questi ragazzi non vada perduto e che gli stessi possano tornare in quel luogo che ormai per loro era diventato Casa.



Giulia Tolace

 
 
 

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