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Disuguaglianze in Italia: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri

Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. Sembra un paradosso ed invece è lo scenario dell’Italia alle porte del 2020.

Benché una soglia alta di povertà non sia di certo un’improvvisa scoperta, stando alle condizioni in cui versano milioni di cittadini italiani, quello che lascia perplessi è la disuguaglianza della ricchezza posseduta. Nulla in contrario contro i “troppo ricchi”, sempre che esista un metro di misura per definirli tali.

Tuttavia, siamo davvero sicuri che tutto ciò che si possiede non sia per molti al di sopra di quanto necessario? Nell’eterna corsa del “più si possiede, più si vuole” ci si dimentica di coloro ai quali, per vivere dignitosamente, basterebbe anche solo una piccola parte di ciò che un ricco possiede.

È tutto un fatto di prospettiva: ciò che per un ricco sembra insignificante, per una famiglia che vive al di sotto del limite di sussistenza potrebbe essere essenziale.


Qualcuno potrebbe dire che questa sia storia vecchia, che da sempre e ovunque esiste una società divisa in una classe ricca, una media ed una povera. Tuttavia, ciò che colpisce dell’Italia è l’ingrossamento della prima e dell’ultima fascia (i ricchi e i poveri) e l’assottigliamento della classe centrale (quella media). Aumentano i due poli opposti, perché il problema non sta nella scarsezza delle risorse quanto nella scorretta distribuzione delle stesse. Vediamo insieme qualche dato, fornito dal Rapporto Oxfam 2020, il quale mostra un quadro mondiale che deve far riflettere, con un riferimento specifico all’Italia non positivo.


Ogni anno, prima dell’incontro annuale del World Economic Forum (WEF), Oxfam stila un Rapporto che analizza la situazione mondiale e di ogni nazione, analizzando il rapporto tra ricchezza e povertà. Nell'ultimo Rapporto c’è un primo dato che colpisce molto: la ricchezza globale dal 2018 al 2019 è aumentata, al contrario di quanto si possa pensare attorniati continuamente dalla parola “crisi”. Il problema non riguarda dunque un dimezzamento della ricchezza quanto, invece, la sua concentrazione e distribuzione in poche mani.

Il Rapporto evidenzia una disparità tra ricchi e poveri allarmante: 3 miliardari sono più ricchi di 6 milioni di poveri. Ma andiamo avanti: una fetta, costituita da 2.153 di ricchi mondiali, detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1 per cento. E in Italia la disuguaglianza tra ricchi e poveri è tra le più accentuate d’Europa.


L’1 per cento più ricco, a metà 2019, possedeva più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Per comprendere meglio provate a considerare il dato dalla prospettiva opposta: la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità, ovvero circa 3,8 miliardi di persone, non toccava nemmeno l’1 per cento.


Un lavoratore che appartiene alla fetta dell’1 per cento di popolazione con retribuzione più bassa dovrebbe lavorare circa 3 secoli e mezzo per poter raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore appartenente alla sfera dei “ricchi” mondiale.


Qual è la situazione in Italia? A metà 2019 il 20 per cento più ricco deteneva il 70 per cento della ricchezza nazionale. Conseguenza? Al 60 per cento più povero restava appena il 13 per cento della ricchezza nazionale.


L’1 per cento più ricco detiene il 22 per cento della ricchezza nazionale, ovvero la ricchezza detenuta 17 volte dal 20 per cento più povero della popolazione.


La situazione sembra non migliorare. Infatti, tra gli ultimi mesi del 2019 e l’inizio del 2020, la ricchezza posseduta dal 10 per cento più ricco della popolazione nazionale è aumentata del 7,6 per cento; mentre quella posseduta dalla fetta più povera della popolazione italiana è costantemente diminuita.

In generale, la situazione risulta peggiorata rispetto all’ultimo decennio.


C'è inoltre un problema di stagnazione sociale che fatica a invertire la rotta di una famiglia. In Italia, infatti, i ricchi sono solitamente figli di ricchi e i poveri figli dei poveri. Gli strumenti sociali, evidentemente, non sono sufficienti per consentire alle generazioni successive di cambiare vita rispetto alla propria famiglia di origine.

A pagarne le spese maggiori risultano essere sempre i giovani, costretti ad andare fuori nella speranza di un futuro migliore. A tal proposito basta ricordare che oltre il 30 per cento dei giovani occupati percepisce uno stipendio al di sotto di 800 euro al mese e che il 13 per cento degli under 29 versa in condizione di povertà lavorativa. E, per chi lo dimenticasse, i giovani rappresentano il futuro e i cittadini del domani.



Giulia Tolace

 
 
 

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